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Monsieur_Elephant

Oct. 26, 2022

48
Sagara e la creazione degli oceani

Oggi, vi raconterò una leggenda indiana che raconta la creazione degli oceani.

Tanto tempo fa, viveva un re che nacque avvelenato, perché la sua madre era stata stessa avvelenata (la parola "sagara" significa "avvelenato" in sanskrit). Visto che non poteva avere eredi, face penitenze nell'Himalaya, e dopi di centenai di anni, il rishi (saggio) Bhrigu gli dette la sceglia tra avere un solo successore, o 60 000 figli che sarebbero stato rinomati. Da una sposa, ebbe Asamañja, un'uomo cattivo, che stesse dette alla luce Amsuman, un'uomo virtuoso. Da un'altra sposa, ebbe 60 000 figli.

Sagara voleva ingrandire il proprio reame. Perciò, face alcuni sacrifici di cavalli (ashvamedha). Nell'India vedica, il sacrificio di cavallo era il più complesso di tutti i sacrifici. Poteva estendersi per un'anno, con numerosi passi, e richiedeva un cavallo che doveva rimanere libero (pertanto, aveva bisogno di gente per sorvegliarlo). Mal fare la minima cosa (una frase mal pronunciata, un oggetto mal disposto...) durante un passo dell'ashvamedha risultava nell'annullamento del rituale entero. Tuttavia, se il sacrificio riusciva, si poteva ottenere risultati stupendi.

Sagara aveva riuscito 99 ashvamedha. Dopo del centesimo, avrebbe ottenuto il reame celeste di Indra stesso, il re dei dei (un po' come Zeus nella cultura greca). Naturalmente, Indra ebbe paura, perciò distrasse gli figli di Sagara e face sfuggire il cavallo previsto per il sacrificio. Infuriato verso i sui figli, che dovevano sorvegliare il cavallo, Sagara li mandó ritrovarlo, "fino all'ultimo livello dell'inferno", se era necessario. Nella cultura indiana, c'è un concetto di un inferno con diversi livelli sotto la terra, dove vanno i morti, e l'ultimo livello (il patala) era naturalmente il più profondo.

Corrections

Sagara e la creazione degli oceani

Oggi, vi racconterò una leggenda indiana che raconta narra della creazione degli oceani.

Per evitare di usare il verbo "raccontare" due volte, puoi usare il verbo "narrare".

Tanto tempo fa, viveva un re che nacque avvelenato, perché la sua madre era stata stessa avvelenata (la parola "sagara" significa "avvelenato" in sanskcrito).

Ricorda che, generalmente, non c'è bisogno di usare l'articolo prima dei pronomi possessivi che fanno riferimento ai familiari (madre, padre, fratello ecc.)

Visto che non poteva avere eredi, faece penitenze nea sull'Himalaya, e dopi di centeinaia di anni, il rishi (saggio) Bhrigu gli dette lafece scegliaere tra l'avere un solo successore, o 60 .000 figli che sarebbero statoi rinomati.

Visto che l'Himalaya è una catena montuosa, si usa la preposizione "su".

Da una sposamoglie, ebbe Asamañja, un' uomo cattivo, che stesse, a sua volta, dette alla luce Amsuman, un' uomo virtuoso.

Non si usa l'apostrofo tra "un" e i sostantivi maschili.

Da un'altra sposamoglie, ebbe 60 .000 figli.

Sagara voleva ingrandire il proprio reame.

Perciò, faece alcuni sacrifici di cavalli (ashvamedha).

Nell'India vedica, il sacrificio diel cavallo era il più complesso di tutti i sacrifici.

È un sacrificio specifico, quindi si usa "del".

Poteva estendersi perdurare un' anno, con numerosi passi, e richiedeva un cavallo che doveva rimanere libero (pertanto, avevc'era bisogno di gente per sorvegliarlo).

"Aveva bisogno di gente per sorvegliarlo" è giusto, se il soggetto è Sagara. Tuttavia, visto che non ne hai parlato per una o due frasi, io userei una forma impersonale, in modo da rendere il testo più comprensibile.

Mal fSbagliare la minima cosa (una frase mal pronunciata male, un oggetto mal disposto male...) durante un passo dell'ashvamedha risultava nell'annullamento dell'intero rituale entero.

Tuttavia, se il sacrificio riusciva, si potevano ottenere risultati stupendi.

"Risultati stupendi" è il soggetto, quindi si dice "si potevano".

Sagara aveva riuscicompiuto 99 ashvamedha.

Dopo deil centesimo, avrebbe ottenuto il reame celeste di Indra stesso, il re degli dei (un po' come Zeus nella cultura greca).

Si dice "Il Dio", ma "Gli dei".

Qui trovi un'interessante spiegazione sul motivo: https://dizionari.corriere.it/dizionario-si-dice/D/dei-gli-dei.shtml

Naturalmente, Indra ebbe paura, perciò distrasse gli figli di Sagara e faece sfuggire il cavallo previsto per il sacrificio.

Infuriato versocon i sui figli, che dovevano sorvegliare il cavallo, Sagara li mandóò a ritrovarlo, "fino all'ultimo livello dell'inferno", se erafosse stato necessario.

Nella cultura indiana, c'è un concetto di un inferno con diversi livelli sotto la terra, dove vanno i morti, e l'ultimo livello (il patala) era naturalmente il più profondo.

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Monsieur_Elephant

Oct. 27, 2022

48

Grazie mille! È logico dire "degli dei" ragioni eufoniche. È vero che "dei dei" suona un po' strano!

Sagara e la creazione degli oceani

Oggi, vi racconterò una leggenda indiana che raconta parla della creazione degli oceani.

Ho cambiato il verbo per evitare ripetizioni. Se non ti piace il verbo "parlare" (che in effetti è poco elegante) puoi usare "spiegare".

Tanto tempo fa, viveva un re che nacque avvelenato, perché la sua madre era stata stessa avvelenata (la parola "sagara" significa "avvelenato" in sanskcrito).

Potresti dire "la sua stessa madre", ma mi sembra che la parola "stessa" sia superflua.

Visto che non poteva avere eredi, faece penitenze nea sull'Himalaya, e dopi dio centeinaia di anni, il rishi (saggio) Bhrigu gli dette la sceglia tralo pose davanti alla scelta di avere o un solo successore, o 60 .000 figli che sarebbero statoi rinomati.

Oppure "lo fece scegliere tra"

Con le montagne si usa "su".

Il centinaio (singolare, maschile); le centinaia (plurale, femminile)

Da una sposamoglie, ebbe Asamañja, un' uomo cattivo, che stesse detta sua volta diede alla luce Amsuman, un' uomo virtuoso.

È più logico pensare si tratti di mogli, non spose.

Da un'altra sposamoglie, ebbe 60 .000 figli.

Sagara voleva ingrandire il proprio reamegno.

"Reame" è una parola molto più astratta.

Perciò, faece alcuni sacrifici di cavalli (ashvamedha).

Nell'India vedica, il sacrificio diel cavallo era il più complesso di tutti i sacrifici.

Non so se esiste l'espressione "India vedica". I Veda non sono un'epoca, ma forse si può giustificare immaginando si riferisca all'India descritta dai Veda.

Poteva estendersi perdurare un' anno, con numerosi passi, e richiedeva un cavallo che doveva rimanere libero (pertanto, aveva bisogno di gente per sorvegliarlo).

"Estendere" si usa piuttosto con un significato spaziale, non temporale. Ti suggerisco un'altra parola a mio parere più precisa per il contesto.

Mal farFare male la minima cosa (una frase mal pronunciata male, un oggetto mal disposto male...) durante un passo dell'ashvamedha risultava nell'annullamento dell'intero rituale entero.

Di norma "male" va dopo il verbo.

Tuttavia, se il sacrificio riusciva, si potevano ottenere risultati stupendi.

Sagara aveva riuscicompiuto 99 ashvamedha.

Dopo deil centesimo, avrebbe ottenuto il reame celeste di Indra stesso, il re dei dei (un po' come Zeus nella cultura greca).

Naturalmente, Indra ebbe paura, perciò distrasse gli figli di Sagara e faece sfuggire il cavallo previsto per il sacrificio.

Infuriato versocon i suoi figli, che dovevano sorvegliare il cavallo, Sagara li mandóò a ritrovarlo, "fino all'ultimo livello dell'inferno", se erafosse stato necessario.

Nella cultura indiana, c'è un concetto di un inferno con diversi livelli sotto la terra, dove vanno i morti, e l'ultimo livello (il patala) era naturalmente il più profondo.

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Dopo "dopo" non ci va la preposizione "di', se non con i pronomi personali (dopo di me, di te, ecc.)

L'articolo "un" NON si apostrofa quando la parola dopo è maschile.

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Monsieur_Elephant

Oct. 26, 2022

48

Abitudine brutte :)
Grazie per la correzione!

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Monsieur_Elephant

Oct. 27, 2022

48

Nell'India vedica, il sacrificio diel cavallo era il più complesso di tutti i sacrifici.

Di fatto, mi riferivo all'era vedica https://it.wikipedia.org/wiki/Civiltà_vedica

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Anerneq

Oct. 27, 2022

2

Di fatto, mi riferivo all'era vedica https://it.wikipedia.org/wiki/Civiltà_vedica

Ah ok. Sono abbastanza ignorante in storia, specialmente se si tratta di posti esotici come l'India.
Conoscevo i Veda e il sanscrito vedico, ma non immaginavo fosse proprio un'era storica.
Ho imparato qualcosa anch'io oggi!

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Monsieur_Elephant

Oct. 27, 2022

48

Supongo che in italiano esista anche la parola "vedismo", per parlare delle credenze e pratiche religiose di quell'era che sono diventate la religione induista che conosciamo ora. L'ashvamedha, per esempio, è una cosa tipicamente vedica, che non si pratica oggi, sebbene ci siano ancora oblazioni nel induismo. Perciò, si tratta di un'era determinata da parametri religiosi e sociali piuttosto che politici.

Anerneq's avatar
Anerneq

Oct. 27, 2022

2

Supongo che in italiano esista anche la parola "vedismo", per parlare delle credenze e pratiche religiose di quell'era che sono diventate la religione induista che conosciamo ora. L'ashvamedha, per esempio, è una cosa tipicamente vedica, che non si pratica oggi, sebbene ci siano ancora oblazioni nel induismo. Perciò, si tratta di un'era determinata da parametri religiosi e sociali piuttosto che politici.

Ah ok, capisco. È più una tappa storica dello sviluppo della cultura indiana.

Sagara e la creazione degli oceani


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Oggi, vi raconterò una leggenda indiana che raconta la creazione degli oceani.


Oggi, vi racconterò una leggenda indiana che raconta parla della creazione degli oceani.

Ho cambiato il verbo per evitare ripetizioni. Se non ti piace il verbo "parlare" (che in effetti è poco elegante) puoi usare "spiegare".

Oggi, vi racconterò una leggenda indiana che raconta narra della creazione degli oceani.

Per evitare di usare il verbo "raccontare" due volte, puoi usare il verbo "narrare".

Tanto tempo fa, viveva un re che nacque avvelenato, perché la sua madre era stata stessa avvelenata (la parola "sagara" significa "avvelenato" in sanskrit).


Tanto tempo fa, viveva un re che nacque avvelenato, perché la sua madre era stata stessa avvelenata (la parola "sagara" significa "avvelenato" in sanskcrito).

Potresti dire "la sua stessa madre", ma mi sembra che la parola "stessa" sia superflua.

Tanto tempo fa, viveva un re che nacque avvelenato, perché la sua madre era stata stessa avvelenata (la parola "sagara" significa "avvelenato" in sanskcrito).

Ricorda che, generalmente, non c'è bisogno di usare l'articolo prima dei pronomi possessivi che fanno riferimento ai familiari (madre, padre, fratello ecc.)

Visto che non poteva avere eredi, face penitenze nell'Himalaya, e dopi di centenai di anni, il rishi (saggio) Bhrigu gli dette la sceglia tra avere un solo successore, o 60 000 figli che sarebbero stato rinomati.


Visto che non poteva avere eredi, faece penitenze nea sull'Himalaya, e dopi dio centeinaia di anni, il rishi (saggio) Bhrigu gli dette la sceglia tralo pose davanti alla scelta di avere o un solo successore, o 60 .000 figli che sarebbero statoi rinomati.

Oppure "lo fece scegliere tra" Con le montagne si usa "su". Il centinaio (singolare, maschile); le centinaia (plurale, femminile)

Visto che non poteva avere eredi, faece penitenze nea sull'Himalaya, e dopi di centeinaia di anni, il rishi (saggio) Bhrigu gli dette lafece scegliaere tra l'avere un solo successore, o 60 .000 figli che sarebbero statoi rinomati.

Visto che l'Himalaya è una catena montuosa, si usa la preposizione "su".

Da una sposa, ebbe Asamañja, un'uomo cattivo, che stesse dette alla luce Amsuman, un'uomo virtuoso.


Da una sposamoglie, ebbe Asamañja, un' uomo cattivo, che stesse detta sua volta diede alla luce Amsuman, un' uomo virtuoso.

È più logico pensare si tratti di mogli, non spose.

Da una sposamoglie, ebbe Asamañja, un' uomo cattivo, che stesse, a sua volta, dette alla luce Amsuman, un' uomo virtuoso.

Non si usa l'apostrofo tra "un" e i sostantivi maschili.

Da un'altra sposa, ebbe 60 000 figli.


Da un'altra sposamoglie, ebbe 60 .000 figli.

Da un'altra sposamoglie, ebbe 60 .000 figli.

Sagara voleva ingrandire il proprio reame.


Sagara voleva ingrandire il proprio reamegno.

"Reame" è una parola molto più astratta.

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Perciò, face alcuni sacrifici di cavalli (ashvamedha).


Perciò, faece alcuni sacrifici di cavalli (ashvamedha).

Perciò, faece alcuni sacrifici di cavalli (ashvamedha).

Nell'India vedica, il sacrificio di cavallo era il più complesso di tutti i sacrifici.


Nell'India vedica, il sacrificio diel cavallo era il più complesso di tutti i sacrifici.

Non so se esiste l'espressione "India vedica". I Veda non sono un'epoca, ma forse si può giustificare immaginando si riferisca all'India descritta dai Veda.

Nell'India vedica, il sacrificio diel cavallo era il più complesso di tutti i sacrifici.

È un sacrificio specifico, quindi si usa "del".

Poteva estendersi per un'anno, con numerosi passi, e richiedeva un cavallo che doveva rimanere libero (pertanto, aveva bisogno di gente per sorvegliarlo).


Poteva estendersi perdurare un' anno, con numerosi passi, e richiedeva un cavallo che doveva rimanere libero (pertanto, aveva bisogno di gente per sorvegliarlo).

"Estendere" si usa piuttosto con un significato spaziale, non temporale. Ti suggerisco un'altra parola a mio parere più precisa per il contesto.

Poteva estendersi perdurare un' anno, con numerosi passi, e richiedeva un cavallo che doveva rimanere libero (pertanto, avevc'era bisogno di gente per sorvegliarlo).

"Aveva bisogno di gente per sorvegliarlo" è giusto, se il soggetto è Sagara. Tuttavia, visto che non ne hai parlato per una o due frasi, io userei una forma impersonale, in modo da rendere il testo più comprensibile.

Mal fare la minima cosa (una frase mal pronunciata, un oggetto mal disposto...) durante un passo dell'ashvamedha risultava nell'annullamento del rituale entero.


Mal farFare male la minima cosa (una frase mal pronunciata male, un oggetto mal disposto male...) durante un passo dell'ashvamedha risultava nell'annullamento dell'intero rituale entero.

Di norma "male" va dopo il verbo.

Mal fSbagliare la minima cosa (una frase mal pronunciata male, un oggetto mal disposto male...) durante un passo dell'ashvamedha risultava nell'annullamento dell'intero rituale entero.

Tuttavia, se il sacrificio riusciva, si poteva ottenere risultati stupendi.


Tuttavia, se il sacrificio riusciva, si potevano ottenere risultati stupendi.

Tuttavia, se il sacrificio riusciva, si potevano ottenere risultati stupendi.

"Risultati stupendi" è il soggetto, quindi si dice "si potevano".

Sagara aveva riuscito 99 ashvamedha.


Sagara aveva riuscicompiuto 99 ashvamedha.

Sagara aveva riuscicompiuto 99 ashvamedha.

Dopo del centesimo, avrebbe ottenuto il reame celeste di Indra stesso, il re dei dei (un po' come Zeus nella cultura greca).


Dopo deil centesimo, avrebbe ottenuto il reame celeste di Indra stesso, il re dei dei (un po' come Zeus nella cultura greca).

Dopo deil centesimo, avrebbe ottenuto il reame celeste di Indra stesso, il re degli dei (un po' come Zeus nella cultura greca).

Si dice "Il Dio", ma "Gli dei". Qui trovi un'interessante spiegazione sul motivo: https://dizionari.corriere.it/dizionario-si-dice/D/dei-gli-dei.shtml

Naturalmente, Indra ebbe paura, perciò distrasse gli figli di Sagara e face sfuggire il cavallo previsto per il sacrificio.


Naturalmente, Indra ebbe paura, perciò distrasse gli figli di Sagara e faece sfuggire il cavallo previsto per il sacrificio.

Naturalmente, Indra ebbe paura, perciò distrasse gli figli di Sagara e faece sfuggire il cavallo previsto per il sacrificio.

Infuriato verso i sui figli, che dovevano sorvegliare il cavallo, Sagara li mandó ritrovarlo, "fino all'ultimo livello dell'inferno", se era necessario.


Infuriato versocon i suoi figli, che dovevano sorvegliare il cavallo, Sagara li mandóò a ritrovarlo, "fino all'ultimo livello dell'inferno", se erafosse stato necessario.

Infuriato versocon i sui figli, che dovevano sorvegliare il cavallo, Sagara li mandóò a ritrovarlo, "fino all'ultimo livello dell'inferno", se erafosse stato necessario.

Nella cultura indiana, c'è un concetto di un inferno con diversi livelli sotto la terra, dove vanno i morti, e l'ultimo livello (il patala) era naturalmente il più profondo.


Nella cultura indiana, c'è un concetto di un inferno con diversi livelli sotto la terra, dove vanno i morti, e l'ultimo livello (il patala) era naturalmente il più profondo.

Nella cultura indiana, c'è un concetto di un inferno con diversi livelli sotto la terra, dove vanno i morti, e l'ultimo livello (il patala) era naturalmente il più profondo.

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