Feb. 28, 2021
Andavo spesso a vedere la raccolta di curiosità al castello di Heidelberg, e un giorno ne sorpresi il curatore con il mio tedesco. Parlai esclusivamente in quella lingua. Egli era molto interessato; e dopo che avevo parlato un po’, disse che il mio tedesco era molto raro, possibilmente “unico”; e voleva aggiungerlo al suo museo.
Se avesse saputo quanto mi fosse costato apprendere la mia arte, avrebbe anche saputo che rovinerebbe qualsiasi collezionista comprarla. Era da ormai diverse settimane che Harris e io lavoravamo sodo al nostro tedesco, e nonostante avessimo fatto grandi progressi, essi erano stati ottenuti sotto grandi difficoltà e fastidio, perché tre dei nostri insegnanti erano morti nel frattempo. Una persona che non abbia studiato il tedesco non può formarsi un’idea di quanto sia una lingua sconcertante.
Di sicuro non c’è nessun’altra lingua così sciatta e disorganica, e così viscida e inafferrabile. In essa si viene trascinati avanti e indietro in modo più indifeso; e quando si crede di aver finalmente afferato una regola che offra terra ferma sui cui riposarsi fra il turbinio e il tumulto generali delle dieci parti del discorso, si volta pagina e legge: “Lo studente prenda attentamente nota delle seguenti ECCEZIONI.” Vi si dà una scorsa e scopre che la regola ha più eccezioni che applicazioni. E così si cade di nuovo in mare, cercando un altro Ararat e trovando altre sabbie mobili. Questa era e continua ad essere la mia esperienza. Ogni volta che credo di essermi impadronito di uno di quei quattro confusi “casi”, un’apparentemente insignificante preposizione s’intromette nella mia frase, vestita di un potere terribile e insospettato, e fa crollare la terra sotto i miei piedi. Per esempio il mio libro chiede di un certo uccello (chiede sempre di cose che non hanno nessuna importanza per nessuno): “Dov’è l’uccello?” Allora, la risposta a questa domanda — secondo il libro — è che l’uccello aspetta nella fucina a causa della pioggia. Ovviamente nessun uccello lo farebbe, ma ci si deve attenere al libro. Molto bene, inizio a elaborare il tedesco per questa risposta. Cominicio, necessariamente, dall’estremità sbagliata, perché è questa la maniera tedesca. Mi dico: “REGEN (pioggia) è maschile — o forse è femminile — o possibilmente neutro — è troppa fatica controllare adesso. Quindi è DER REGEN, DIE REGEN o DAS REGEN, a seconda del genere che si rivelerà di avere quando controllerò. Nell’interesse della scienza parto dal presupposto che sia maschile. Molto bene — allora LA pioggia è DER Regen se è solo nel passivo stato dell’essere NOMINATO senza elaborazione e discussione — nominativo; ma se questa pioggia è sparsa, in modo generale, per terra, allora è definitivamente localizzata, FA QUALCOSA — cioè RESTA FERMA (che è una delle cose che la grammatica tedesca considera fare qualcosa), e questo lancia la pioggia al dativo, facendola diventare DEM Regen. Però questa pioggia non resta ferma, ma fa qualcosa ATTIVAMENTE — cade — per interferire coll’uccello, probabilmente — e questo indica movimento, che ha l’effetto di farlo scivolare all’accusativo e cambiarlo in DEN REGEN.” Compiuto l’oroscopo grammaticale di questa faccenda, rispondo con sicurezza in tedesco che l’uccello sta nella fucina “wegen (a causa di) DEN Regen”. Poi l’insegnante mi delude leggermente con il commento che quando la parola “wegen” fa un salto nella frase, lancia il soggetto SEMPRE al GENITIVO, a prescindere dalle conseguenze — e quindi quell’uccello stava nella fucina “wegen DES Regens”.
Nota bene: Fui informato dopo da un’autorità superiore che c’è un’“eccezione” che permette dire “wegen DEN Regen” in certe circostanze particolari e complesse, e che quest’eccezione si applica SOLO alla pioggia.
I went often to look at the collection of curiosities in Heidelberg Castle, and one day I surprised the keeper of it with my German. I spoke entirely in that language. He was greatly interested; and after I had talked a while he said my German was very rare, possibly a "unique"; and wanted to add it to his museum.
If he had known what it had cost me to acquire my art, he would also have known that it would break any collector to buy it. Harris and I had been hard at work on our German during several weeks at that time, and although we had made good progress, it had been accomplished under great difficulty and annoyance, for three of our teachers had died in the mean time. A person who has not studied German can form no idea of what a perplexing language it is.
Surely there is not another language that is so slipshod and systemless, and so slippery and elusive to the grasp. One is washed about in it, hither and thither, in the most helpless way; and when at last he thinks he has captured a rule which offers firm ground to take a rest on amid the general rage and turmoil of the ten parts of speech, he turns over the page and reads, "Let the pupil make careful note of the following EXCEPTIONS." He runs his eye down and finds that there are more exceptions to the rule than instances of it. So overboard he goes again, to hunt for another Ararat and find another quicksand. Such has been, and continues to be, my experience. Every time I think I have got one of these four confusing "cases" where I am master of it, a seemingly insignificant preposition intrudes itself into my sentence, clothed with an awful and unsuspected power, and crumbles the ground from under me. For instance, my book inquires after a certain bird--(it is always inquiring after things which are of no sort of no consequence to anybody): "Where is the bird?" Now the answer to this question--according to the book--is that the bird is waiting in the blacksmith shop on account of the rain. Of course no bird would do that, but then you must stick to the book. Very well, I begin to cipher out the German for that answer. I begin at the wrong end, necessarily, for that is the German idea. I say to myself, "REGEN (rain) is masculine--or maybe it is feminine--or possibly neuter--it is too much trouble to look now. Therefore, it is either DER (the) Regen, or DIE (the) Regen, or DAS (the) Regen, according to which gender it may turn out to be when I look. In the interest of science, I will cipher it out on the hypothesis that it is masculine. Very well--then THE rain is DER Regen, if it is simply in the quiescent state of being MENTIONED, without enlargement or discussion--Nominative case; but if this rain is lying around, in a kind of a general way on the ground, it is then definitely located, it is DOING SOMETHING--that is, RESTING (which is one of the German grammar's ideas of doing something), and this throws the rain into the Dative case, and makes it DEM Regen. However, this rain is not resting, but is doing something ACTIVELY,--it is falling--to interfere with the bird, likely--and this indicates MOVEMENT, which has the effect of sliding it into the Accusative case and changing DEM Regen into DEN Regen." Having completed the grammatical horoscope of this matter, I answer up confidently and state in German that the bird is staying in the blacksmith shop "wegen (on account of) DEN Regen." Then the teacher lets me softly down with the remark that whenever the word "wegen" drops into a sentence, it ALWAYS throws that subject into the GENITIVE case, regardless of consequences--and therefore this bird stayed in the blacksmith shop "wegen DES Regens."
N.B.--I was informed, later, by a higher authority, that there was an "exception" which permits one to say "wegen DEN Regen" in certain peculiar and complex circumstances, but that this exception is not extended to anything BUT rain.
“La terribile lingua tedesca” di Mark Twain, parte 1ª
Andavo spesso a vedere la raccoltmostra di curiosità al castello di Heidelberg, e un giorno ne sorpresi il curatore con il mio tedesco.
Hai fatto bene a tradurre "collection" con "raccolta", ma in questo caso specifico non va bene, perché di tratta di un'esposizione ufficiale.
Ti sconsiglio di usare il passato remoto in generale, ma comunque non lo correggerò, perché usi uno stile narrativo-poetico.
Parlai esclusivamente in quella lingua.
EglLui era molto interessato; e dopo che avevo parlato un po’, disse che il mio tedesco era molto raro, possibilmente “unico”; e voleva aggiungerlo al suo museo.
Non usare "egli". È un pronome troppo antiquato.
Se avesse saputo quanto mi fosse costato apprendere la mia arte, avrebbe anche saputo che rovinerebbecomprarla avrebbe mandato in rovina qualsiasi collezionista comprarla.
"Mandato in rovina" si usa per una rovina di tipo economico. Anche "rovinare" è corretto, però.
Era da ormai diverse settimane che Harris e io lavoravamo sodo al nostro tedesco, e nonostante avessimo fatto grandi progressi, essi erano stati ottenuti sottocon grandi difficoltà e fastidio, perché tre dei nostri insegnanti erano morti nel frattempo.
"Essi" è antiquato. Lo potresti ritrovare in contesti scientifici, ma molto raramente. Ti consiglio di evitarlo proprio (questo vale per tutti i derivati: "esso", "essa" e "esse").
Una persona che non abbiha studiato il tedesco non può formarsi un’idea di quanto sia una lingua sconcertante sia.
Di sicuro non c’è nessun’altra lingua così sciatta e disorganica, e così viscida e inafferrabile.
In essaNel tedesco si viene trascspinati avanti e indietro in modo più indifesoi; e quando si crede di aver finalmente afferrato una regola che offra terra ferma sui cui riposarsi fra il turbinio e il tumulto generali delle dieci parti del discorso, si volta pagina e si legge: “Lo studente prenda attentamente nota delle seguenti ECCEZIONI.” VGli si dà una scorsa e si scopre che la regola ha più eccezioni che applicazioni.
Non conoscevo la parola "scorsa". Io avrei detto più semplicemente "gli si dà una sfogliata".
E così si cade di nuovo in mare, cercando un altro Ararat e trovando altre sabbie mobili.
Questa era e continua ad essere la mia esperienza.
Ogni volta che credo di essermi impadronito diaver padroneggiato uno di quei quattro confusi “casi”, un’apparentemente insignificante preposizione s’intromette nella mia frase, vestita di un potere terribile e insospettato, e fa crollare la terra sotto i miei piedi.
In un contesto normale avrei corretto con "una preposizione apparentemente insignificante", ma dato lo stile poetico, il tuo ordine delle parole può funzionare.
Per esempio il mio libro chiede di un certo uccello (chiede sempre di cose che non hanno nessuna importanza per nessuno): “Dov’è l’uccello?” Allora, la risposta a questa domanda — secondo il libro — è che l’uccello aspetta nella fucina del fabbro a causa della pioggia.
Personalmente specificherei che è la fucina del fabbro. "Fucina" non è una parola molto frequente, quindi sarebbe bene inquadrarla in una qualche maniera.
Ovviamente nessun uccello lo farebbe, ma ci si deve attenere al libro.
Molto bene, inizio a elaborare il tedesco per questa risposta in tedesco.
Cominicio, necessariamente, dall’estremità sbagliata, perché è questa la maniera tedesca.
Mi dico: “REGEN (pioggia) è maschile — o forse è femminile — o possibilmente neutro — è troppao faticaoso controllare adesso.
Nell’interesse della scienza parto dal presupposto che sia maschile.
Molto bene — allora LA pioggia è DER Regen se è solo nello stato passivo stato dell’di essere NOMINATO senza elaborazione e, né discussione — nominativo; ma se questa pioggia è sparsa, in modo generale, per terra, allora è definitivamente localizzata, FA QUALCOSA — cioè RESTA FERMA (che è una delle cose che la grammatica tedesca considera fare qualcosa), e questo lancia la pioggia al dativo, facendola diventare DEM Regen.
"Senza elaborazione e discussione" va bene, ma essendoci una connotazione negativa, io preferirei "né".
Però questa pioggia non resta ferma, ma fa qualcosa ATTIVAMENTE — cade — per interferire coln l’uccello, probabilmente — e questo indica movimento, che ha l’effetto di farlo scivolare all’accusativo e cambiarlo in DEN REGEN.” Compiuto l’oroscopo grammaticale di questa faccenda, rispondo con sicurezza in tedesco che l’uccello sta nella fucina “wegen (a causa di) DEN Regen”.
Le uniche preposizioni articolate con "con" accettabili in italiano moderno sono "col" e "coi". "Colla", "colle", "collo", "cogli" e "coll'" sono voci antiquate.
Poi l’insegnante mi delude leggermente con il commentando che quando la parola “wegen” fa un salto nella frase, lancia il soggetto SEMPRE al GENITIVO, a prescindere dalle conseguenze — e quindi quell’uccello stava nella fucina “wegen DES Regens”.
Nota bene: Fui informato dopo da un’autorità superiore che c’è un’“eccezione” che permette di dire “wegen DEN Regen” in certe circostanze particolari e complesse, e che quest’eccezione si applica SOLO alla pioggia.
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È evidente che hai un livello di italiano molto alto, il che è ammirevole. Molti degli errori grammaticali e ortografici (che comunque si contavano sulle dita di una mano) mi sono sembrate più sviste che altro.
L'unico appunto che vorrei fare è di far attenzione alle parole che usi. Molto spesso usi parole antiquate. Hai usato uno stile poetico, quindi alcune cose non le ho corrette per quello, ma ci sono tante altre parole che sono antiquate persino in un contesto poetico.
In generale sconsiglio sempre di usare il passato remoto. Qua non l'ho corretto perché lo stile lo permetteva e perché sei stato coerente, cioè non hai usato prima il passato remoto e poi il passato prossimo. Il consiglio che ti do, però, è di usare il passato remoto solo se scrivi una storia o se parli di qualcosa di storico. In italiano standard si usa così poco che quando vedo testi di stranieri scritti al passato remoto, mi suonano strani.
“La terribile lingua tedesca” di Mark Twain, parte 1ª This sentence has been marked as perfect! |
Andavo spesso a vedere la raccolta di curiosità al castello di Heidelberg, e un giorno ne sorpresi il curatore con il mio tedesco. Andavo spesso a vedere la Hai fatto bene a tradurre "collection" con "raccolta", ma in questo caso specifico non va bene, perché di tratta di un'esposizione ufficiale. Ti sconsiglio di usare il passato remoto in generale, ma comunque non lo correggerò, perché usi uno stile narrativo-poetico. |
Parlai esclusivamente in quella lingua. This sentence has been marked as perfect! |
Egli era molto interessato; e dopo che avevo parlato un po’, disse che il mio tedesco era molto raro, possibilmente “unico”; e voleva aggiungerlo al suo museo.
Non usare "egli". È un pronome troppo antiquato. |
Se avesse saputo quanto mi fosse costato apprendere la mia arte, avrebbe anche saputo che rovinerebbe qualsiasi collezionista comprarla. Se avesse saputo quanto mi fosse costato apprendere la mia arte, avrebbe anche saputo che "Mandato in rovina" si usa per una rovina di tipo economico. Anche "rovinare" è corretto, però. |
Era da ormai diverse settimane che Harris e io lavoravamo sodo al nostro tedesco, e nonostante avessimo fatto grandi progressi, essi erano stati ottenuti sotto grandi difficoltà e fastidio, perché tre dei nostri insegnanti erano morti nel frattempo. Era da ormai diverse settimane che Harris e io lavoravamo sodo al nostro tedesco, e nonostante avessimo fatto grandi progressi, "Essi" è antiquato. Lo potresti ritrovare in contesti scientifici, ma molto raramente. Ti consiglio di evitarlo proprio (questo vale per tutti i derivati: "esso", "essa" e "esse"). |
Una persona che non abbia studiato il tedesco non può formarsi un’idea di quanto sia una lingua sconcertante. Una persona che non |
Di sicuro non c’è nessun’altra lingua così sciatta e disorganica, e così viscida e inafferrabile. This sentence has been marked as perfect! |
In essa si viene trascinati avanti e indietro in modo più indifeso; e quando si crede di aver finalmente afferato una regola che offra terra ferma sui cui riposarsi fra il turbinio e il tumulto generali delle dieci parti del discorso, si volta pagina e legge: “Lo studente prenda attentamente nota delle seguenti ECCEZIONI.” Vi si dà una scorsa e scopre che la regola ha più eccezioni che applicazioni.
Non conoscevo la parola "scorsa". Io avrei detto più semplicemente "gli si dà una sfogliata". |
E così si cade di nuovo in mare, cercando un altro Ararat e trovando altre sabbie mobili. This sentence has been marked as perfect! |
Questa era e continua ad essere la mia esperienza. This sentence has been marked as perfect! |
Ogni volta che credo di essermi impadronito di uno di quei quattro confusi “casi”, un’apparentemente insignificante preposizione s’intromette nella mia frase, vestita di un potere terribile e insospettato, e fa crollare la terra sotto i miei piedi. Ogni volta che credo di In un contesto normale avrei corretto con "una preposizione apparentemente insignificante", ma dato lo stile poetico, il tuo ordine delle parole può funzionare. |
Per esempio, il mio libro chiede di un certo uccello (chiede sempre di cose che non hanno nessuna importanza per nessuno): “Dov’è l’uccello?” Allora, la risposta a questa domanda — secondo il libro — è che l’uccello aspetta nella fucina a causa della pioggia. |
Ovviamente nessun uccello lo farebbe, ma ci si deve attenere al libro. This sentence has been marked as perfect! |
Molto bene, inizio a elaborare il tedesco per questa risposta. Molto bene, inizio a elaborare |
Cominicio, necessariamente, dall’estremità sbagliata, perché è questa la maniera tedesca. Comin |
Mi dico: “REGEN (pioggia) è maschile — o forse è femminile — o possibilmente neutro — è troppa fatica controllare adesso. Mi dico: “REGEN (pioggia) è maschile — o forse è femminile — o possibilmente neutro — è tropp |
Quindi è DER REGEN, DIE REGEN o DAS REGEN, a seconda del genere avrà quando controllerò. |
Nell’interesse della scienza parto dal presupposto che sia maschile. This sentence has been marked as perfect! |
Molto bene — allora LA pioggia è DER Regen se è solo nel passivo stato dell’essere NOMINATO senza elaborazione e discussione — nominativo; ma se questa pioggia è sparsa, in modo generale, per terra, allora è definitivamente localizzata, FA QUALCOSA — cioè RESTA FERMA (che una delle cose che la grammatica tedesca considera fare qualcosa), e quindi la pioggia deve essere al dativo, DEM Regen. |
Però questa pioggia non resta ferma, ma fa qualcosa ATTIVAMENTE — cade — per interferire coll’uccello, probabilmente — e questo indica movimento, che ha l’effetto di farlo scivolare nell’accusativo e cambiarlo in DEN REGEN.” Compiuto l’oroscopo grammaticale di questa faccenda, rispondo con sicurezza in tedesco che l’uccello sta nella fucina “wegen (a causa di) DEN Regen”. |
Poi l’insegnante mi delude leggermente con il commento che quando la parola “wegen” fa un salto nella frase, il soggetto è SEMPRE al GENITIVO — e quindi quell’uccello stava nella fucina “wegen DES Regens”. |
Nota bene: Fui informato dopo da un’autorità superiore che c’è un’“eccezione” che permette dire “wegen DEN Regen” in certe circostanze particolari e complesse, e che quest’eccezione si applica SOLO alla pioggia. Nota bene: Fui informato dopo da un’autorità superiore che c’è un’“eccezione” che permette di dire “wegen DEN Regen” in certe circostanze particolari e complesse, e che quest’eccezione si applica SOLO alla pioggia. |
Per esempio il mio libro chiede di un certo uccello (chiede sempre di cose che non hanno nessuna importanza per nessuno): “Dov’è l’uccello?” Allora, la risposta a questa domanda — secondo il libro — è che l’uccello aspetta nella fucina a causa della pioggia. Per esempio il mio libro chiede di un certo uccello (chiede sempre di cose che non hanno nessuna importanza per nessuno): “Dov’è l’uccello?” Allora, la risposta a questa domanda — secondo il libro — è che l’uccello aspetta nella fucina del fabbro a causa della pioggia. Personalmente specificherei che è la fucina del fabbro. "Fucina" non è una parola molto frequente, quindi sarebbe bene inquadrarla in una qualche maniera. |
Poi l’insegnante mi delude leggermente con il commento che quando la parola “wegen” fa un salto nella frase, il soggetto è SEMPRE al GENITIVO, a prescindere dalle conseguenze — e quindi quell’uccello stava nella fucina “wegen DES Regens”. |
Quindi è DER REGEN, DIE REGEN o DAS REGEN, a seconda del genere che avrà quando controllerò. |
Quindi è DER REGEN, DIE REGEN o DAS REGEN, a seconda del genere che si rivelerà di avere quando controllerò. |
Molto bene — allora LA pioggia è DER Regen se è solo nel passivo stato dell’essere NOMINATO senza elaborazione e discussione — nominativo; ma se questa pioggia è sparsa, in modo generale, per terra, allora è definitivamente localizzata, FA QUALCOSA — cioè RESTA FERMA (che è una delle cose che la grammatica tedesca considera fare qualcosa), e quindi la pioggia deve essere al dativo, DEM Regen. |
Molto bene — allora LA pioggia è DER Regen se è solo nel passivo stato dell’essere NOMINATO senza elaborazione e discussione — nominativo; ma se questa pioggia è sparsa, in modo generale, per terra, allora è definitivamente localizzata, FA QUALCOSA — cioè RESTA FERMA (che è una delle cose che la grammatica tedesca considera fare qualcosa), e questo lancia la pioggia al dativo, facendola diventare DEM Regen. Molto bene — allora LA pioggia è DER Regen se è solo nello stato passivo "Senza elaborazione e discussione" va bene, ma essendoci una connotazione negativa, io preferirei "né". |
Però questa pioggia non resta ferma, ma fa qualcosa ATTIVAMENTE — cade — per interferire coll’uccello, probabilmente — e questo indica movimento, che ha l’effetto di farlo scivolare all’accusativo e cambiarlo in DEN REGEN.” Compiuto l’oroscopo grammaticale di questa faccenda, rispondo con sicurezza in tedesco che l’uccello sta nella fucina “wegen (a causa di) DEN Regen”. Però questa pioggia non resta ferma, ma fa qualcosa ATTIVAMENTE — cade — per interferire co Le uniche preposizioni articolate con "con" accettabili in italiano moderno sono "col" e "coi". "Colla", "colle", "collo", "cogli" e "coll'" sono voci antiquate. |
Poi l’insegnante mi delude leggermente con il commento che quando la parola “wegen” fa un salto nella frase, lancia il soggetto SEMPRE al GENITIVO, a prescindere dalle conseguenze — e quindi quell’uccello stava nella fucina “wegen DES Regens”. Poi l’insegnante mi delude leggermente |
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